sabato 29 settembre 2007

C'ho lo spleen

E’ che oggi c’ho lo spleen. Qui ci sono nuvole e tira vento e la bici é nel garage.
E allora viene mio cugino e mi fa: “Noi lunedì ci s’iscrive in piscina. Te vieni?”
E io gli faccio: “Noi chi?” E lui: ”Dai, io, il coso, il coso e la cosa. Allora, te vieni?”
E io (per farlo arrabbiare): “Ma te ci vai con le infradito?”
E lui: “Vieni o non vieni? Poche storie...”
E io: “No, per ora no...forse verso fine ottobre”
E lui: “Perché no?”
E io: “C’ho lo spleen”
E lui: “Ma va a ca*are!”
Ma io lo spleen ce l’ho davvero e, quando ce l’ho, divento maledetto, ma non tanto...tipo...un pò maledetto. E allora ascolto delle canzoni anti-spleen, tipo questa qui, che non so chi mi aveva detto di ascoltarla ma comunque adesso la sto ascoltando, e, questo, é quello che conta; che la canzone é pure carina e c’é questo tal Cherry Ghost che dice che la gente aiuta la gente...e in linea di massima é una cosa bella, e non sono certo io quel qualcuno che ha voglia di obbiettare alla solidarietà dei popoli, solo che io adesso c’ho lo spleen, e non mi sento di aiutare nessuno tranne me stesso.
Che ho provato anche con radio Prescia per vedere se mi passava questo spleen, solo che ormai le canzoni di Prescia le conosco e lo spleen non mi é mica passato.
Poi sono andato sul blog di Amaracchia a scriverle dei commenti con le faccine, che lei odia le faccine...ma niente, lo spleen non si é schiodato.
E tanto, visto che oramai non avevo più nulla da perdere mi son messo nelle cuffie il maestro Battiato e lo spleen é diventato a dir poco cosmico.
E adesso, come ultima soluzione, vado a rompere i ma*oni a mio cugino che forse lo spleen mi passa.

Vado a dormire che è meglio

Più che mettermi qui di venerdì notte per scrivere un post di quando son stato per dieci minuti Johnson Righeira non so davvero che fare. Ma non scappa fuori niente perché ho la testa occupata e mi sa che per un pò di tempo sarà così. E visto che tanto tiro fuori solo roba brutta mi son messo il maestro Battiato nelle cuffie e ascolto quello che dice lui che quello che dice la mia testa, stasera, é solo spazzatura. E io lo capisco che il maestro Battiato sta dicendo delle cose di una bellezza paralizzante...solo che son talmente belle che paralizzano pure il mio cervello, che stasera, davvero, non aveva bisogno di essere paralizzato. E se fosse almeno un venerdì notte normale...non so...o fuori della mia finestra sono arrivati i cavalieri dell’apocalisse che fanno i loro porci comodi o comunque c’é qualcosa di brutto, ma brutto forte. E poi é questione di ombre che appaiono e scompaiono, di lampioni che si accendono e si spengono e di kabalino che se la sta facendo sotto. Ma tira anche da voi sto vento? Che con un venerdì notte così ci fanno i film dell’orrore e son talmente rassegnato che se mi suona alla porta Freddie Cruger, io apro. Tanto star lì a scappare, tutto sanguinate senza un braccio, c’é sempre tempo...e che se deve far robe con me lo faccia subito, senza tante storie...che é vero che sono un pis*ialetto ma anche star lì a soffrire a gratis non se ne parla proprio. Che per dirla tutta io avevo paura di E.T. per via del dito che si accendeva con un lumino e del colore grigio asfalto di quando era malato. Che adesso E.T. non mi fa più paura, ma se non mi s’accende un lumino in piena notte davanti alla faccia...é meglio.

martedì 25 settembre 2007

Brutte storie...

Io i meme li vieterei. Ma siccome sono credente nella sfi*a questo ho deciso che sì, lo faccio...che poi ulteriori anni di rogna e sofferenza il mio fisico mica li può sopportare. Però non fatemi taggare, linkare e tutte quelle robe lì che io non le so fare.
Se volete sapere le regole di sto meme andatele a cercare sugli altri blog...comunque il succo é che devo dire otto storie di me, corte ma comunque sempre otto; che non son poche.
Sta cosa me l’ha passata Giuliana (la trovate nei commenti del post sotto). Poi devo fare le nomination con le motivazioni. Bhé, prima devo dire che non ho rancori o scheletri nell’armadio con nessuno dei nominati, però de sciò mast go on. E, insomma, i nominati sono:
Amaracchia (ama essere nominata, anche se non ho la voce della De Filippi...e cmq sto meme mi avvicina ad essere un blogger sbruffone); Anja (tanto in questo periodo é in ferie da blog...ecche mi può fare?); Artemisia (tra poco tempo sarà bloccata dall’inverno norvegese...); Baol (come titolo di riserva ha fatto registrare: vorrei essere un meme); Categong (cate e meme si sovrappongono che é un piacere e forse sono stati separati alla nascita); LaGuressa (non si spaventa certo di fronte a un meme); Prescia (Eddie Vedder mi é venuto in sogno e mi ha detto:”Nomina Prescia nel meme delle otto stazioni di vita...e io la sposerò e amerò per sempre, lo giuro!”); Tazzozza (ha il fisico per reggere alla nomination).

Sì, lo so...adesso parto sul serio; ma faccio roba corta che poi ho una cosa da fare.


1.
Quando avevo 4 anni ho visto una bambina che tirava giù le mutandine ad un’altra bambina. Una delle due si chiamava Pascal, aveva una dentatura cavallina e mi trattava come se fossi uno stupido. Ma io stupido non lo sono quasi mai stato...e da quel giorno lì le ho tenute in pugno.

2.
Quando avevo 6 anni nella sezione del p.c.i. del mio paese hanno organizzato delle lezioni di liscio romagnolo. Ero il figlio del capo e sono stato costretto a dare il buon esempio. La mia insegnante di ballo aveva un seno enorme e voleva che la stringessi. Io la respingevo, e da quel giorno che si tratti di liscio o di seni generosi a me esce il sangue al naso.

3.
Quando avevo 8 anni o giù di lì passavo l’estate e la primavera a pedalare o a leggere. Un giorno ho preso in un sasso e son caduto. Da quanto male avevo non sono più riuscito ad alzarmi. E ho scoperto che sopra di me c’era il cielo, il sole...e poi dopo un pò di tempo la luna e le stelle. Poi é venuta mia mamma e mi ha detto: “Cosa hai fatto? Alzati, é pronto”. E io mi sono alzato.

4.
Quando avevo 9 anni dormivo. E mia mamma e mio papà sono entrati all’improvviso. Sorridevano e tenevano in mano la mia pagella di terza elementare. Fuori era una mattina di giugno calda e generosa. Io non sorridevo perché mi ero fatto la pìpì a letto. Quella é stata l’ultima volta che ho bagnato il letto.

5.
Quando avevo 11 anni io e mio cugino abbiamo dovuto interpretare L’estate sta finendo dei Righeira. L’occasione per esibirci ci é stata offerta in occasione dalla festa della colonia estiva a cui eravamo iscritti. Le nostre amiche si occupavano del balletto. La classe avversaria interpretava i Duran Duran. Io facevo Johnson Righeira e dovevo soffiare in un sassofono di gommapiuma già bagnato di saliva dall’esibizione dei Duran Duran. Da quel giorno non sono stato più io.

6.
Quando avevo 13 anni ho baciato per la prima volta con la lingua una ragazza. Si chiamava Jessica e io le piacevo. Lei a me così così. Si faceva il gioco della bottiglia in fondo alla corriera che ci portava sul lago di Garda per la gita di seconda media. Jessica aveva l’apparecchio e quando ci siamo baciati i nostri denti han fatto le scintille. Ho ribaciato con la lingua una ragazza a 17 anni.

7.
Quando avevo 13 anni ho toccato per la prima volta il seno di una ragazza. Si chiamava Erika e io le piacevo così così. Lei a me abbastanza. Eravamo seduti in fondo alla corriera che ci portava sul lago di Garda per la gita di seconda media. Evidentemente ho insistito troppo e lei mi ha dato uno schiaffo. Io a lei ne ho restituito uno di una forza tale che tutta la corriera si é girata.
E’ stata la penultima volta che ho schiaffeggiato una ragazza. Mi son sentito un verme.

8.
Quando avevo 13 anni ho ricevuto la mia prima e penultima proposta di matrimonio. Lei si chiamava Lorenza ed era della mia classe. Si era in gita al parco botanico di Marina di Ravenna. Per tutta la passeggiata mi ha tenuto per mano e poi mi ha detto: “Mi vuoi sposare?”. Era bellissima, davvero. Ma ho dovuto rifiutare perché a me piaceva un’altra.

lunedì 24 settembre 2007

L'universo contro

Ci sono cose che, a volte, un uomo deve fare. E quando io mi accorgo di essere davanti ad una di quelle cose, ci penso un pò e poi la faccio. Così ho preso la macchina e poi ho preso l’autostrada, quella piena di siepi fiorite e che se la vuoi far tutta arrivi fino a Taranto. E dentro la macchina ascoltavo il cd di Saturno contro, che tanto fuori c’era solo il rumore dei camion che anche se non l’ascoltavo era lo stesso. Un altro conto era se c’era il rumore del mare, che sapevo essere lì vicino ma non lo vedevo e non lo sentivo. E quando ascolto la musica triste anch’io divento triste perché dentro sono come la carta copiativa. E infatti dovrei diventare un ballerino di tango. E’ da un pò che ci penso, e se riesco a sciogliermi quel tanto che basta mi trasferisco a Buenos Aires e tanti saluti. Poi, se volete, venite a cercarmi in una milonga che io sto lì.


E mentre pensavo che le milonghe e le balere poi, alla fin dei conti, son la stessa cosa, arrivo dove dovevo arrivare, esco dall’autostrada e saluto le siepi fiorite. Ed esco dall’autostrada non per sfizio ma per incontrare una persona speciale, tanto speciale che le voglio un bene così (voi non mi vedete ma sto allargando le braccia in modo disumano a mostrare quanto bene voglia a questa persona...é che questa persona ce l’ho qui, voi non mi vedete ma sto indicando la sinistra del mio sterno che poi si sa che contiene un muscolo involontario che fa anche da pompa). E quando me la ritrovo davanti, all’improvviso, la vedo un pò triste e le chiedo se ha Saturno contro. E lei con un sorriso come quello di Maya Sansa: “Kabalino, io ho l’Universo contro...”...e a me, perdio, mi viene da piangere che io in queste cose non son mica bravo.


E mentre sto ritornando a casa e il tramonto nelle Marche é bellissimo continuo ad ascoltare Saturno contro e continuo ad essere sul punto di piangere. Ma non piango mica, eh, che io sono un uomo. E alla sinistra c’ho le colline del Montefeltro che non finirei mai di guardarle; perché dentro le loro valli hanno ancora il sole anche se io non lo vedo...però vedo le coroncine di luce sulle sommità delle colline del Montefeltro. Che sono coroncine di tutti i colori, c’é persino il giallo paglierino, e l’arancione cupo che di là dalla collina pare esserci una fornace. E allora smetto di guardare l’autostrada e guardo solo le coroncine perché sono troppo belle, e basta con il brutto che ce n’é già in più...E dopo un quarto d’ora buona butto lo sguardo anche a destra. E rimango fulminato.


C’é uno squarcio di mare...così intenso che il cd di Saturno contro ha fatto uno scarto. E ci sono un’infinità di luci, una spiaggia enorme e una strada che ci scorre dentro. E sulla strada ci sono poche macchine, piccole, e scivolano via come i pattini sul ghiaccio. E poi il mare scompare, ma non faccio a tempo a pensare...che già ricompare: e un altro squarcio di mare mi fa un taglio nello sterno. Che di squarci di mare non ne posso più reggere perché altrimenti mi arrivano dritti al cuore. E io una volta che ero davvero innamorato e avevo il cuore fragile ho sbattuto contro un palo della luce. Camminavo per la strada con lei al mio fianco e mi sono sfigurato contro un palo della luce. Che mi son ripromesso mai più innamorato così, mai più. Lo giuro. E anche lì, con gli squarci di mare, ero arrivato al limite. E se avessi continuato sarei andato a sbattere con la macchina. Così sono uscito a Senigallia, che era piena di sabbia, di mare e di luci. Ho parcheggiato la macchina, mi sono messo il golfino e sono arrivato.... ad un passo dal mare.

sabato 22 settembre 2007

Discriminazione cellulare

Ma é vera sta cosa che degli scienziati in America hanno estratto dai topi maschi delle cellule che, forse, riparano tutte le cose rotte del corpo umano?
Che se davvero ci sono riusciti mi sa che gli danno il premio nobel, che anche quella volta che dei tizi dicevano di aver scoperto la fusione nucleare a freddo stavano per darglielo, ma poi si sono tirati indietro perché non avevano scoperto un bel niente. Se poi ho capito bene queste cellule riparano solo le cose rotte degli uomini mica quelle delle donne. Che a me questa cosa non sembra tanto giusta, perché o si guarisce tutti insieme o niente. Ma non lo dico con certezza perché, mentre ascoltavo la tele, mio cugino mi stava dicendo una sequela di stupidaggini come é solito fare e io gli dicevo di starsene zitto che volevo sentire la notizia ma lui niente, continuava. E adesso sono qui nel dubbio e non so con esattezza se gli uomini sono salvi e le donne spacciate. Che se la devo dire tutta mi sa che se qualcuno deve essere salvato quelle sono le donne mica gli uomini. Che loro sono molto più carine, hanno cura della loro persona e anche se restano sole se la sanno sempre cavare. Noi, invece, no.
E poi loro hanno lottato per un sacco di tempo per i loro diritti perché noi volevamo che se ne stessero a casa a fare le cose da donne mentre noi ce ne andavamo in giro a ubriacarci. E quanto tempo hanno passato nelle piazze a fare il segno del triangolo per dire che anche loro volevano gli stessi diritti che avevamo noi? Tantissimo. E adesso se ne saltano fuori due tizi e dicono che salvano gli uomini e le donne no? A me sembra una gran bastardaggine. Ma magari mi sbaglio.

mercoledì 19 settembre 2007

Denti smaglianti

A me quei cantanti lamentoni tipo James Blunt mi fan diventare i denti buchi. Che proprio ieri sera, questo tal cantante con la barbetta s’é infilato nella mia lista di canzoni e piagnucolava addio al suo amore. Che son proprio quelli lì come James Blunt che piacciono alle donne, perché se ne stanno in disparte, alle feste suonano la chitarra, e sembrano avere un male interiore che non riescono a comunicare. E poi ogni volta che vado dal dentista per curarmi un dente buco di cui non ho nessuna colpa mi fanno dieci lastre e mi trovano un’altra infinità di carie da curare. E se avevo in testa di spendere uno mi ritrovo invece a spendere venti. Che io vorrei dire che sono andato lì per curarmi una caria e una caria mi devono curare, ma l’équipe dei dentisti mi guarda come per dire che se non mi curo tutta la dozzina di carie che é riportata sulle lastre che tengono in mano...muoio. E allora, visto che mio cugggino mi ha detto che in Romania ti mettono su tutti i denti d’oro per un pezzo di pane, io la prossima volta vado nella migliore clinica della Romania e gli dico di mettermi su i migliori denti del migliore oro che hanno, che tanto poi paga James Blunt. E tanto che sono lì, dopo, faccio un salto a Praga e quando la città prende fuoco faccio un sorriso smagliante alle ragazze di Praga, che poi loro si innamorano tutte di me...che una fila di denti così belli e preziosi loro non l’han mica mai vista.

martedì 18 settembre 2007

E Praga ha preso fuoco (1)

La volta che mi sono sentito per davvero un ragazzo dell’Europa é stato quando a Praga c’era il concerto degli u2, e io non sono entrato. Che c’era il concerto degli u2 a Praga, quella sera, lo sapevano anche i pesci della Moldava ma io no. E ad un certo punto il sole é quasi cascato dal cielo e all’orizzonte é rimasta solo una striscia arancione. E Praga ha preso fuoco. Le guglie di Mala Strana si sono incendiate e la gente che le guardava si metteva gli occhiali da sole per non bruciarsi le pupille. Io ero uscito senza gli occhiali neri per fare vedere i miei occhi alle ragazze di Praga, e ora non sapevo come fare. Che il mio amico rideva come un matto e si metteva i ray-ban dei chips sulla punta del naso per ostentarli. Allora mi son fatto una visiera con le mani alla meno peggio e ho cercato di farmi largo in quella luce arancione che bruciava tutto. E mentre me ne stavo lì che incespicavo nei sassi e nella gente, che parevo un cieco, pensavo ai miei occhiali sul comodino e ad una delle poesie più belle di Hikmet che poi é L’ora di Praga. E adesso ve ne scrivo un pezzettino:


In questo minuto, in questo istante
a Praga nessuno ha mentito
In questo minuto, in questo istante
le donne hanno partorito
senza doglie
E in tutte le strade
non é passata una sola bara.
.......
In questo minuto, in questo istante
Vastlav è sceso dal suo cavallo di bronzo
s’è mescolato alla folla
come uno sconosciuto
In questo minuto, in questo istante
mi amavi, mio amore,
come non hai mai amato nessuno
In questo momento, in questo istante
il freddo soleggiato, sincero,
il freddo è rosa pallido
il freddo è celeste cielo


E visto che procedevo a testa bassa con gli occhi di un cinese ho solo tirato una rapida occhiata a Vastlav, veloce come veloce si guarda il sole. E’ che alle mie pupille ci tengo e Praga era così bella in quei giorni che finire proprio lì, in quel momento, di vederla mi sembrava un delitto. E Vastlav c’era ancora, con tutto il suo cavallo, entrambi avvolti in una luce assurda che a fissarli ho sentito prima una ferita agli occhi e poi alla testa. E mi son detto che davvero, questa volta, era andato tutto a putta*e. E ho continuato a procedere a tastoni ancor più di prima. E toccavo tutto quello che non dovevo toccare: mi capitavano cose strane tra le mani perché avevo le pupille ferite e non potevo farci niente. Se ci finiva una spalla o un braccio di una ragazza, sulla mia mano, ancora ancora. Ma poteva capitare che ci finisse pure altro. E allora si spaventavano e si mettevano in testa che volessi aggredirle. Ma io mica aggredisco nessuno, perché sono una persona mite e non faccio di queste cose. Solo che vaglielo a spiegare a delle ragazze di Praga che sono buono come il pane; quelle non capiscono. Volevo tornarmene a casa in santa pace e riprendere a vedere piano piano, sdraiato sul letto fissando il soffitto. E’ chiedere tanto? Ad un dato momento la mia mano é finita dentro la sporta di una vecchiarella e qua é successo il finimondo. Io ho sentito che aveva comprato il latte e un altro pò di cose ma mica volevo prendermele. Le volevo solo tastare un pò, per capire dove mi trovavo. Non sono un bastardo che va a Praga per rubare la spesa della gente. Non ho pianto giusto perché non volevo rovinarmi la reputazione con le ragazze che erano lì intorno. Giusto questo mi ha impedito di piangere. E’ che io in certi momenti so essere un ragazzo forte che non si piega alle avversità. Mi sono seduto sulle lastre del marciapiede, così, per far passare il tempo. E le lastre bollivano perché era agosto e dietro di me c’era un ristorantino e sulla lavagna del menù turistico ti dicevano che la loro specialità era il ginocchio di maiale. Che qui a Praga ci san davvero fare con quella parte del maiale che chiamasi ginocchio. Poi non lo so, la luce è scomparsa e Praga s’è spenta così come s’era accesa. Prima ho cominciato a vedere i piedi delle donne che calpestavano l’asfalto ed erano piedi bellissimi. Anche le caviglie erano bellissime, e pure i polpacci. Tutte avevano sandali carini, di tutti i tipi. Che i sandali delle praghesi si riconoscevano subito perché non erano veri sandali capitalisti. E adesso che ci penso non c’erano nemmeno tante infradito in giro. Parlo di dieci anni fa, eh. E poi ho alzato la testa e ho visto che le donne ai polpacci avevano attaccata proprio tutto il resto della gamba, e poi c’era anche il bacino, bellissimo pure lui, e la pancia e su, su, fino alle facce delle donne. Che le facce delle donne erano ancora un pò arancioni. Ed erano assurde per quanto ti lasciavano a bocca aperta. Era un’assurdità bella e la bocca era aperta di stupore. Che non avrei mai smesso di fissare quelle facce. E in ogni faccia c’erano due occhi che venivano fuori in un modo da non crederci con quel pò di luce arancione. Ed erano occhi bellissimi. Ma non scherzo quando dico bellissimi, credetemi sulla parola. E dopo aver scrutato tutte le donne che passavano per quel pezzo di strada mi sono alzato e il mio amico mi ha fatto vedere che eravamo quasi al Ponte Carlo. Che il ponte Carlo é un ponte fi*o perché c'ha le statue sulle sponde, e se le guardi da lontano sembrano statue d'oro da quanto s'incendiano quando c'é il sole.

lunedì 17 settembre 2007

N. 013405

Sabato e ancor di più domenica sono stato aggredito dalle donne. Ma la ferita é ancora aperta per poterne postare. E allora scrivo un post tecnico per riempire un vuoto. Oltre a scrivere e andare in bicicletta ho un pò di passioni che mi lacerano fin da ragazzino. E una di queste é guardare le fotografie vecchie, quelle dove i nostri nonni erano in maniche di camicia e fumavano le sigarette. Sono venuto in possesso di un archivio di più di duemila foto della seconda guerra mondiale. Foto di una bellezza rara. E da ieri mi lacrimano gli occhi e mi cola il naso da quanto son felice. Sono fotografie scattate dall’Army signal corps, l’equivalente Usa del genio militare: e...insomma...parto dalla prima che mi é capitata a tiro e che mi ha incuriosito per la stessa acconciatura che portano le donne. Poi col tempo ve le commento tutte e duemila, tranquilli. E’ la n.13405 (non chiedetemi perché, se sono solo duemila foto, questa passa i diecimila...che tanto non lo so).
La scenografia della foto é un edificio massiccio e affumicato, con le pareti spesse di file di pietra irregolari e maltate. Gli spigoli, tutti gli stipiti di porte e finestre, sono rinforzati da una coltrina di mattoni in serie di cinque, alternate a due e tre teste. I davanzali sono costruiti con mattoni inclinati e posti di taglio. Se uno me lo avesse fatto vedere, senza dirmi niente, avrei pensato che quello era un edificio vittoriano...ma siamo in Normandia. Il fotografo ha costruito la foto in modo splendido: si vedono due ali dell’edificio che si fondono in uno spigolo e lo spigolo spacca la scena in due metà perfette. Un’ala in ombra e una devastata dal sole. Ah, siamo in Normandia perché subito a fianco dello spigolo, dalla parte assolata dell’edificio, c’é una porta altissima che scompare oltre la foto. E’ una porta rinforzata da un trave d’acciaio provvisorio, che, se tanto mi da tanto, é stato posto lì con fini strutturali perché dal casino che c’é intorno si capisce che la guerra é arrivata anche qui, eccome. In Normandia, sulla spiaggia, han fatto un bordello senza precedenti, e mi sa che pure nell’entroterra qualcosa di quel bordello é arrivato. Comunque, siamo in Normandia perché appoggiato al muro, a fianco della porta alta alta, c’é un cartoncino puntato su una base di compensato con su scritto:

NORMANDY THEATER
World Premier Tonight
“Casanova Brown”
Starring
Gary Cooper and Teresa Wright

E poi, sotto, ci sono scritte un altro pò di cose...che, in pratica, la proiezione é offerta dai servizi di divisione e dal comitato per le attività di guerra e che ci saranno due spettacoli: uno alle 19.30 e l’altro alle 21.50. Sta cosa mi ha fatto un pò specie...non lo fanno un pò tardi il secondo spettacolo visto che é destinato a persone che la mattina successiva si devono alzar presto per andare in guerra? Ho verificato: Casanova Brown é un film del 1944 che in Italia é stato tradotto con “Le tre donne di Casanova” e parla di un professore universitario che si innamora di una sua studentessa...non male, eh? Non vi dico chi é Gary Cooper che se non lo sapete, tanto, non vi parlo più...ma di Teresa Wright vi dico che non era male e se non ci credete andate a vedervi quel gioiello di Notte senza fine di Raoul Walsh o anche L’ombra del dubbio di Hitchcock. Bon, torniamo a noi: in fila, davanti all’entrata ci sono otto soldati dell’esercito americano e quattro crocerossine. La testa di un nono soldato spunta da una finestra: fuma e ride come un pazzo, con il muso in ombra e una banda di luce che gli illumina la fronte; ha la faccia simpatica. Lui e una delle crocerossine sono gli unici che fissano l’obiettivo. Gli altri se ne stanno in ordine sparso e c’é un solo uomo coi baffi. E’ l’unico che é entrato, sta tutto rintanato nell’ombra per proteggersi dal sole. Ah, forse da uno stipite della porta spunta un naso che, altrimenti, non si capirebbe perché una delle crocerossine parli tutta gorgheggiante con una coltrina di mattoni. Rettifico: gli uomini sono dieci; 2 uomini e mezzo per ogni crocerossina. Dovrei dire ancora un sacco di cose, degli scarponi, delle acconciature, dell’uomo coi baffi che secondo me é il più bramato, di una delle donne che ha la gobba e porta appeso sulla schiena un elmetto come se fosse uno zainetto...ma poi il post diventa troppo lungo e non lo leggete. Vi dico solo questo. Sono tutti bellissimi. Lasciano senza parole. Sono belli come belle sono le persone che vivono epoche tragiche. L’estrema gioia e l’estremo dolore li illuminano da dentro. Noi invece siamo brutti. Ma brutti, brutti.

venerdì 14 settembre 2007

Stephen D. e i ragazzi dello zoo di Berlino

Io, con la droga, ho un brutto rapporto.
Non é colpa di nessuno in particolare, né mia né della droga, ma tra di noi proprio non va.
E’ che le domeniche pomeriggio mi portavano al parco di Faenza per tenermi buono.
E al parco di Faenza ci sono un casino di anatre di tutti i tipi che se sto qui ad elencarle tutte si fa domani.
Che io sono un ragazzo del delta e, prima, sono stato un bambino del delta e a me di anatre non ne scappa una.
Che se vedo un germano dico: “un germano!” e se vedo uno svasso dico:”uno svasso!”, oppure se in un laghetto sguazza una strolaga subito dico:”Guarda, una strolaga!”.
E io e mia sorella facevamo a gara a chi vedeva più anatre solo che io sapevo i nomi e lei no; quindi se vedeva uno smergo prima di me diceva: “guarda!...” ma poi si fermava lì perché oltre non riusciva ad andare.
Che lo smergo l’aveva visto prima lei ma non sapeva che quello lì era veramente lo smergo e allora io mi voltavo dalla parte che indicava il suo dito e dicevo: “lo smergo!” e vincevo io.
Solo che a forza di smerghi ci stancavamo e allora cominciavamo a tirare per la sottana mia mamma e lei ci comprava una piadina al crudo ciascuno e una fanta.
Che la fanta la si divideva. Metà io e metà mia sorella. Solo che a lei bere per seconda faceva schifo nonostante che quelli del baracchino insieme alla fanta ci allungavano anche due cannucce.
Così io bevevo per secondo. Perché in fondo l’uomo ero io e ci mancava solo che mi facesse schifo bere da una lattina (ma in realtà un pò mi faceva schifo anche se non lo dicevo).
E all’inizio del parco di Faenza c’é una vecchia locomotiva che hanno messo lì come attrazione per i bambini.
E quando era l’ora di fare merenda io mi facevo largo tra i bambini a forza di spintoni e andavo a mangiarmi la piadina sulla locomotiva e urlavo a mia mamma e a mia sorella:”guarda! guarda!” (e indicavo me stesso sulla locomotiva).
Solo che, una volta, da lassù in alto non mi era sfuggito un fischione femmina che stava covando le uova sotto un abete...e mi venne da pensare che magari aveva qualche crampo allo stomaco; piombai giù dalla locomotiva per tirare la mia piadina al fischione. Che la piadina l’ho anche tirata (tanto che al fischione gli é quasi pigliato un colpo) solo che mio padre mi ha urlato: “Fermo! La siringa di un drogato!”.
E infatti sotto all’abete, vicino al nido, c’era una siringa piena di sangue. Che in me quella siringa ha avuto lo stesso risultato di cento bombe atomiche su un villaggio di pescatori. E la sera sono tornato a casa come se mi avessero bastonato e alla tele c’era l’ispettore Derrick.
Che io dell’ispettore Derrick non ne perdevo una puntata.
E proprio quella sera Derrick e Harry giravano con la loro bmw per i quartieri brutti di Monaco alla ricerca di un drogato che forse aveva ucciso qualcuno.
E coi fanali della macchina se ne stavano lì ad illuminare gli angoli bui di Monaco che, anche se non si sente, si vede che puzzano di pìpì.
E poi inquadrano questo tipo mezzo morto con due occhiaie da spavento e un laccio emostatico al braccio.
E Harry fa a Derrick: “Guarda Stephen...é lui!”.
Ho spento la tele. Che si sa che quando uno é drogato ruba e uccide se é un uomo, oppure si vende se é una donna, che basta leggere di cristiana f. e dei suoi amici...
Che poi, in quegli anni lì, Berlino era anche più buia e profumata di pìpì rispetto a Monaco.
E, in pratica, da quella domenica lì, quando tra le opzioni c’era il tema sulla droga, io facevo sempre quello e lo facevo così bene e con tanta intensità emotiva che, di tanto in tanto, la maestra lo leggeva pure agli altri bambini.
E io diventavo rosso ma ero abbastanza felice perché aiutavo i miei amici a non drogarsi.

martedì 11 settembre 2007

Il blog d'asfalto e segni di scotch (e sangue)

Che fig*ata di blog che mi son fatto...grigio asfalto, ci sono anche i segni dello scotch...se non avessi altro da fare starei qui tutto il pomeriggio a guardarmelo. Che poi quelli che dicono che grigio é una tristezza non li ascolto nemmeno...e io una volta ci sono pure volato sull'asfalto che mi son rotto il capitello radiale del gomito, e all'ospedale ci son arrivato in bicicletta. Sono arrivato là col braccio nero e un pò deforme e il sangue che colava che i medici nemmeno ci credevano. E quello della macchina che mi ha tamponato non mi ha nemmeno chiesto come stavo...se ne é semplicemente sgassato via. Vigliacco, ma io gliel'ho fatto vedere di che pasta sono fatto...ho tirato su la mia bicicletta che cigolava e all'ospedale ci sono andato per conto mio con le donne che mi guardavano con gli occhi lucidi e gli uomini che mi guardavano con gli occhi di quelli che dicono che tanto anche loro riuscirebbero ad arrivare all'ospedale in bicicletta con un braccio rotto e sanguinate. Perché quel deficiente non mi ha mica messo sotto là in aperta campagna. No, no...quel cretino mi ha messo sotto nel viale del mare di Marina di Ravenna pieno di gente...per dire quanto era deficiente quel tipo. E io quella volta lì l'asfalto me lo ricordo bene perché un pò me lo son mangiato e un dente mi si é pure incrinato anche se poi me lo hanno raddrizzato. Che un bolo di asfalto e sangue in bocca non é che sia sto granché...però, visto che si dice che una volta nella vita si deve provare tutto...io il bolo di asfalto e sangue per non sapere ne leggere ne scrivere me lo sono assaggiato, vedi mai...E quindi adesso mi faccio il blog d'asfalto e segni di scotch, che se permettete sono ca**i miei, oh!

lunedì 10 settembre 2007

Elogio della zucca marina

Ho obbligato mia nonna a piantare delle zucche marine di Chioggia e l’ho fatto con insistenza perché io volevo proprio quelle e non quelle altre che aveva lei. Che quelle che aveva lei erano roselline, gialline...tutti colori smilzi che non danno certezze; che forse sì, a qualche cosa servono ma, forse, anche no. E io invece volevo una razza di zucca autoctona che a qualcosa servisse di certo. Una zucca come le donne e i buoi dei paesi tuoi che quando te la metti sottobraccio per portarla da qualche parte sai il dove la porti e soprattutto il perché. Che siccome io sono una persona incerta e non so mai cosa prepararmi da mangiare ho bisogno che al mio fianco ci siano zucche certe. E le zucche marine di Chioggia sono zucche certe per davvero: la prima certezza é che sono bruttissime che la prima volta che le vedi devi avere una persona fidata al tuo fianco; una persona che ti metta gentilmente una mano sulla fronte e una sulla schiena e ti faccia lentamente inclinare in avanti, così che tu possa svuotare tutto il contenuto del tuo stomaco per quella stessa via attraverso cui lo avevi fatto entrare. Sono così brutte che viene spontaneo pensare che siano andate una vita in piscina senza ciabatte da quante verruche hanno. Ma io alle zucche marine di Chioggia voglio una sacco di bene, sarà perché ho una certa prevalenza per le donne che non siano poi così belle che quando sei per strada tutti si girano a guardarle...cioé quelle donne che, sì, sono un pò belle fuori ma che soprattutto sono uno splendore dentro. E la seconda certezza delle zucche di chioggia é che dentro sono proprio uno splendore. I semi gonfi e maturi direi che sono quasi concupiscenti, e lo dico senza ricordare l’esatto significato di questa parola che però mi sembra che, in questo preciso contesto, ci caschi a fagiolo. E poi la prossima volta faccio anche un trattato sul fagiolo perché pure qui ci sarebbero un mucchio di cose davvero importanti da dire. Che io sono uno di quelli che si fidano solo di quelle verdure che gli crescono sotto il naso e nella fattispecie sotto il mio naso c’é l’orto di mia nonna. Che é un orto di più di un ettaro, per darvi un’idea. Un orto che avrebbe fatto tutta la sua figura anche nella valle degli orti da quanto é rigoglioso e tenuto bene. E quando vado lì, da mia nonna, mi fermo un pò con le braccia intrecciate come se tutto quel bel lavoro lo avessi fatto io con il mio sudore. E faccio la faccia soddisfatta di chi, sì, si é ammazzato dalla fatica ma che però, adesso, può godersi tutti quei meravigliosi frutti della terra che si trova davanti. Ma la verità é che io sono solo una sanguisuga e di quell’orto non ho smosso nemmeno una zolla, e come se non bastasse impongo pure a mia nonna il cosa e il cosa no coltivare. Che quando ci penso non ho nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio e vado in giro coi capelli spettinati e le mani cominciano a tremarmi. E quindi cerco di non pensare affatto perché non voglio finire alcolizzato. Che io lo so benissimo le cose che le nonne fanno per noi e so anche quelle poche che noi facciamo per loro, che a dirla tutta c’é da uscirne pazzi. E per riprendere la questione delle certezze della zucca marina di Chioggia dico anche la terza certezza tanto che ci sono: insomma la zucca marina di chioggia é la regina delle zucche, per davvero, non scherzo. Che le altre il confronto non lo reggono proprio, si calano proprio le braghe da tanto capiscono che sono inferiori. E poi basta imboccare la statale romea in questa precisa stagione; la imbocchi qui a Ravenna e la risali fino dalle parti di Chioggia...che tanto che vai ti guardi anche un pò di pineta e di bosco della Mesola e di altri bei posticini così (ovviamente se non guidi, perché se guidi sulla romea e non guardi benissimo la strada.. muori), insomma tu vai su questa strada romea e appena passi il Po ti accorgi che i contadini del veneto mettono fuori dei banchetti dove ti vogliono vendere quello che producono. Un pò di raddicchi, che da ste parti li mangiano al posto del pane, un pò di verdure miste e soprattutto le zucche...di quelle giallognole che in america ci fanno le maschere per halloween, di quelle roselline lunghe che hanno delle forme che non si possono dire, che assomigliano un pò a melanzane giganti, di altre che sembrano barbabietole verdognole...ma se per caso in un angolo c’é la zucca marina te ne accorgi subito perché la gerarchia si ristabilisce in un attimo. E’ come se sprigionasse una luce particolare che le altre finiscono tutte in ombra. E che lei é la regina e le altre le suddite lo si vede lontano un chilometro. Tutto questo preambolo per dire che mi sono portato a casa una zucca marina e ho telefonato a mia sorella per chiederle come l’avrebbe preparata lei. Mi ha suggerito di farci un contorno e infatti un contorno ce lo faccio. La pulisco bene, la affetto in spessore di 1 cm, olio sale parmigiano e avvolgo tutto nella stagnola, metto in forno a 200° per 25 minuti...e il gioco é fatto. Ma punto a fare almeno un risotto anche se il mio sogno proibito sono i gnocchetti. Il guaio é che i gnocchetti hanno un alto gradiente di difficoltà e io non lo so mica se riesco a gestire tutta la preparazione senza che succeda un casino. E il mio problema principale é che se per una ricetta sono previsti 40 minuti per realizzarla a me occorrono almeno due ore e mezza. Non so per quale arcano motivo ma é così. E l’ulteriore aggravante dei gnocchetti é che sono stimati in un’ora e tre quarti di preparazione. Ciò sta a significare che a me occorrono otto ore. E otto ore per i gnocchetti non sono ancora convinto di volerle spendere.

venerdì 7 settembre 2007

David, l'uomo stella

Non ha conosciuto che quando era, le luci erano basse
Mi sono appoggiato a indietro sulla mia radio
Un certo gatto era layin giù una certa roccia - e - rotola l'anima di lotta, ha detto
Allora il suono forte ha sembrato si sbiad
Ha ritornato come una voce lenta su un'onda della fase
Quello non era D.J. che fosse jive cosmico nebbioso

CHORUS
Ci è un'attesa starman nel cielo
Vorrebbe venire venirli a contatto di
Ma pensa che abbia saltato le nostre menti
Ci è un'attesa starman nel cielo
Ci ha detto di non saltarlo
'Causa conosce che è tutto l'utile
Mi ha detto che:
Lasciare i bambini perderlo
Lasciare i bambini usarlo
Lasciare tutto il boogie dei bambini

Ho dovuto telefonare qualcuno in modo da ho selezionato su voi
Hey, quello è lontano fuori in modo da lo avete sentito anche!
Interruttore sulla TV possiamo selezionarli in su sulla scanalatura due
Sguardo fuori la vostra finestra posso vedere la sua luce
Se possiamo scintillare può atterrare stasera
Non dire al vostro poppa o li otterrà bloccati in su nel fright

CHORUS (due volte)



Annovero internet tra i miei migliori 5 amici; non rompe le balle, non ha una data di compleanno, e ad ogni istante del giorno e della notte riesce quasi sempre a soddisfare la mia morbosa curiosità. E soprattutto, é creativo, lavora in silenzio e crea capolavori. E visto che la creatività é tra le mie 5 entità preferite io e internet ci rispettiamo in silenzio. A volte lo chiamo rintronet, ma così, per scherzare....Quando lo vedo assetato di materia prima io gli procuro materiale grezzo che lui in un lampo plasma in un capolavoro. Non mi credete? Bhè, quella sopra é la traduzione di starman di david bowie by google translate. Per me é un capolavoro...poi fate voi.
Un capolavoro così straordinario che può essere riassunto con la sola e ultima frase, tagliente e abbacinante:

Non dire al vostro poppa o li otterrà bloccati in su nel fright


p.s.
ma sono rintronato io o l’unica cosa che si capisce é che il coro va ripetuto due volte?

giovedì 6 settembre 2007

Il foglietto

Che bella giornata che é oggi! Avete per caso messo piede fuori? Madonna se é bello qui...di una bellezza sfolgorante. Tira un vento rohmeriano che ti lascia senza parole...che tu il vento non é che lo vedi, é tipo un amico invisibile. Il vento é come Dio... che ne hai testimonianza solo da ciò che ha creato*. Muove gli alberi in un modo commovente che sembra ti salutino, e infatti a me verrebbe voglia di salutarli ma non lo faccio. E scuote tutti i fili d'erba, fa sbattere le porte e le finestre; se ti metti a favore di vento senti le parole di chi ti sta di fronte, fili via velocissimo sulla bicicletta e se c'é una tigre nei paraggi la metti sul chi va là. Se ti metti controvento son ca**i, tranne che per la tigre. E poi c'é quel caldino che non é proprio caldo ma che ti fa venire voglia di far qualcosa, che tanto anche se poi la fai non sudi. E se io non fossi dove sono prenderei su la mia bicicletta vestito con la tutina da mezzastagione che poi verso sera si fa freschino e andrei dove dico io...che oggi a guardare da lassù tutta la valle mossa dal vento sai lo spettacolo. Ho portato da mangiare in fretta e furia ai gatti di mia nonna perché lei non può. Sono andato lì col sacco delle crocchette e ne ho fatto un mucchio, così stasera evito di passarci. Sembravano felici. Mentre me ne andavo é passata una ragazzina con uno zainetto che infilava pubblicità nella buchetta. Le ho preso il foglietto dalla mano e ho fatto finta di leggerlo con espressione interessata. E lei si é messa a ridere. L'ho fatto perché non mi aveva nemmeno guardato, come se si vergognasse. Avrei voluto chiederle se voleva una piadina ma tirava troppo vento. Poi ha fatto per andare ma dopo un pò si é voltata e ha fatto un mezzo sorriso, che anche il gatto di mia nonna ha smesso di mangiare per vederlo. Che a volte i mezzi sorrisi son più belli di quelli interi.

* per chi ci crede

lunedì 3 settembre 2007

Mario e lo strutto

Stasera mi faccio la piadina, tanto non ho niente da fare. Sono andato su youtube e ho perso tempo a guardare uno che ti diceva come farla, con la musichetta di Benny Hill in sottofondo. Come se far la piadina facesse ridere. Non ci ha nemmeno messo lo strutto, e rideva. Cosa ridi? Non lo sai che per farla buona che ti si scioglie in bocca ci vuol lo strutto? Che so che ci vuol lo strutto nella piadina saran trent'anni, e ne ho trentatre. E ride. O fai la piadina seria o non la fai. E ti metti su youtube. Cosa ti metti su youtube a fare? Per farti vedere che sai fare la piadina? Quella non é una piadina. E' una focaccia fatta a caso. E allora non scrivere "ricetta piadina"che poi io ci perdo due minuti a vederti far ridere. Scrivici "ricetta focaccia fatta a caso". Ho una mezza voglia di andare da mia nonna e chiedergli di farmi vedere ancora una volta come fa lei a far la piadina. Solo che lei quando si tratta di piadina diventa schiva. E ha paura di scoprirsi troppo e di dirti troppi segreti. E mi da delle mezze ricette. Che la piadina viene anche buona, ma non buona buona. E se devo diventare un'azdora romagnola con grembiule e tutto per fare una piadina solo buona piuttosto sto senza. Vado dalla mia piadinara di fiducia e la compro da lei. Che prima, quella, era la piadineria di Mario...solo che poi é venuta la finanza e adesso Mario gestisce un bar. Che Mario mica ci metteva le mani nella farina, lui intratteneva solo i clienti con delle gran storie, che io a dire il vero non ci ho mai creduto. E onestamente quel baracchino si sarebbe dovuto chiamare "dalla moglie di Mario" e non "da Mario". Perché lei sì che metteva le mani in pasta, mica Mario.

sabato 1 settembre 2007

Tatatatatatatatatatatatatata

Mi sono alzato tatatatatatatatatatatatatata
mi son vestito tatatatatatatatatatatatatata
e sono uscito solo solo per la strada tatatatatatatatatatatatatata
Ho camminato a lungo senza meta tatatatatatatatatatatatatata
finché ho sentito cantare in un bar tatatatatatatatatatatatatata
finché ho sentito cantare in un bar. tatatatatatatatatatatatatata
Canzoni e fumo tatatatatatatatatatatatatata
ed allegria tatatatatatatatatatatatatata
io ti ringrazio sconosciuta compagnia tatatatatatatatatatatatatata.
Non so nemmeno chi è stato a darmi un fiore tatatatatatatatatatatatatata
Ma so che sento più caldo il mio cuorrrr tatatatatatatatatatatatatata
So che sento più caldo il mio cuorrrrrrrrr sììììì
tatatatatatatatatatatatatata
Felicitààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààà. Ti ho perso ieri ed oggi ti ritrovo giààààààààààààààààààààààààààààà
Tristezza vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
una canzone il tuo posto prenderààà
Abbiam bevuto tatatatatatatatatatatatatata
e poi ballato tatatatatatatatatatatatatata
è mai possibile che ti abbia già scordato? tatatatatatatatatatatatatata
Eppure ieri morivo di doloooreeee tatatatatatatatatatatatatata
ed oggi canta di nuovo il mio cuorrrrrrrrrrrrrrrrrr tatatatatatatatatatatatatata
oggi canta di nuovo il mio cuorrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr sìììììì
tatatatatatatatatatatatatata. Felicitààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààà Ti ho perso ieri ed oggi ti ritrovo giààààààà
Tristezza vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa una canzone il tuo posto prenderààààà

titititititititititiiiiiiiiiiiiiiiiiitititttiiiiiiiiititiiiiiiiiiiitiitititititititiiiiiiiiitititittttttititittititititititititiititititiitititi.
Felicitààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààà.


Bhé che c'é? Che se io qualche atto impuro l'ho anche commesso, o che so, magari tutta tutta la verità non sempre mi é uscita fuori (e un pò mi é rimasta dentro), che , per caso merito cose brutte? No, perché se merito il male e le peggior cose...e di piangere e strepitare e che gli occhi dal blu mi passino al rosso...insomma ditelo che una soluzione ce l'ho.

p.s.
Ma l'ho notato solo io o é proprio entrato di moda il linguaggio paratattico che se non ti adegui sei out? Ma tanto poi passa...é come il tatuaggio della lucertola...passa passa...che succederà che uno che c'ha la lucertola preferirebbe averci un elefante piuttosto che quella min**ia di lucertola (o geco...che é quel coso?).
Forse mi faccio la lucertola sulla pancia e la metto al sole, che si sa che le lucertole al sole ci stanno come i pesci nell'acqua.