lunedì 18 febbraio 2008

Il mistero dei bambini nella pancia

Adesso devo scrivere un post sull’aborto perchè mi han detto di scriverlo e perchè voglio scriverlo, ma parlare di aborto è una cosa così difficile che mi fa sudare. Io, le mie più grandi esperienze le ho vissute quand’ero piccolo e una volta ch’ero in montagna c’era una donna che aveva già quattro figli, che almeno due erano miei amici, e stava per avere il quinto figlio. E a me quella cosa del quinto figlio, che stava chiuso in una pancia che aveva già ospitato quattro figli, mi pareva un mistero così grande che quando mi dicevano di toccare la pancia per sentire i calci io non la toccavo perchè mi faceva una paura misteriosa. E quel mistero della vita nella pancia, per come la intendo io, è una giurisdizione che spetta solo alle donne, che quella cosa poderosa della maternità solo loro possono sapere che cos’è. E se in un dato momento della loro vita vivono un dolore talmente grande e una sofferenza talmente grande da arrivare a dire che Questo bambino che ho nella pancia io adesso, in questo momento della mia vita, decido di non averlo...bene, se loro arrivano a dire questo, nessuno ci può mettere bocca, ma proprio nessuno. E quella gente che son uomini, e quella gente che son gente di chiesa devono parlare di altro e non di questo. Che loro saranno anche dei professionisti del mistero della fede ma per quanto riguarda il mistero dei bambini nella pancia e di quel legame ultraterreno che nasce tra una madre e un figlio, loro non possono riempirsi la bocca di ipocrisia. Che, fino a prova contraria, il mistero dei bambini nella pancia è piantato nella terra per quanto è reale, mentre il mistero contenuto nella professione di fede è più piantato nell’aria. E uno stato che sia uno stato e non la controfigura di uno stato deve difendere le proprie donne che sono la cosa più bella e misteriosa che ha. E così facendo difenderà anche i suoi bambini. E quindi 194 è un numero di civiltà e rispetto.
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Se volete dare un contributo in sostegno della 194 andate qui sul blog di alice e partecipate all'iniziativa

Questo blog chiude

QUESTO BLOG CHIUDE

Niente, insomma, devo chiudere il blog per un certo tempo determinato...però voi state tranquilli che quando son pronto per riaprirlo vi vengo a cercare io, e quindi non dovete nemmeno fare lo sforzo di venire a vedere se son tornato

però vi lascio con il post sull'aborto...e nel frattempo riflettete

mercoledì 13 febbraio 2008

A volte faccio lo splendido

Ieri sera mi pavoneggiavo con Hiraeth sul mio passato di bambino comunista e lei non ha perso tempo a dire che l’estate scorsa si è scolata una bottiglia di Sangiovese con Guccini. A parte che convincere Guccini a bere del Sangiovese è semplice come lavarsi le mani col sapone, ma, nonostante questo, mi sono sentito minacciato. Come se il mio passato fatto di feste dell’unità e cineforum fosse messo in discussione. Allora mi sono ricordato, che una volta, alla festa dell’unità di Punta marina, si parla di qualcosa come venticinque anni fa, c’era il concerto dei Nomadi e così alle cinque del pomeriggio eravamo già alla festa per prendere i posti. Poi, mentre mia mamma e mia sorella se ne stavano sedute sulla panchina della prima fila, io e mio babbo, per fare una cosa da uomini, siamo andati nel tendone dei biliardi per vedere se c’era qualcuno che giocava. Infatti c’erano Augusto Daolio e Beppe Carletti (le due anime dei Nomadi) che se ne stavano lì a fumare e a buttare giù dei birilli con le palle del biliardo. E parlare di Augusto Daolio e Beppe Carletti nella bassa padana è come parlare di John Lennon e Paul McCartney nella restante parte del mondo. Allora io sono rimasto lì in silenzio per un’ora; e dentro di me sapevo benissimo che stavo vivendo una di quelle cose per cui vale la pena dire: “Io c’ero”. Poi, alla fine, credo abbia vinto Beppe Carletti.
Ecco, con questa cosa qui dell’episodio del biliardo credo di aver stravinto la mia disputa con Hiraeth, anche se per un attimo mi sono sentito davvero minacciato.


Tina mi ha invitato a svolgere un meme gastronomico, solo che in questa storia del meme gastronomico c’è un guaio, ovvero che io e la cucina siamo al massimo lontani conoscenti. Per non sapere né leggere né scrivere vi nomino tutti, e se volete sapere di che si tratta andate sul blog di Tina.
L’abbinamento che dovrei scegliere, da buon romagnolo, è piadina e squaquerone...ma siccome è troppo facile ve ne dico uno che non vi aspettate e che ho visto mangiare in francia da uno che non ha battuto ciglio: marmellata e baccalà. Giuro che è vero. Ho avuto il mal di mare per una settimana.

domenica 10 febbraio 2008

In Romagna, di domenica mattina

Come tutte le domeniche mattina in Romagna, i vecchi spazzano i loro cortili...e io, mio cugino e Giulia, che ha tre anni oltre ad essere nostra nipote, si discute di quanto abbiano in comune i Baustelle e i Pan di stelle, così, per dire.
Che qui in Romagna, di domenica mattina, non ci si fa mai mancare niente. Ma proprio niente.

Le cose non originali

Vedi far le cose non originali...credevo di ascoltare Charlie fa surf invece è partita come un colpo secco questa tale Amore folle di questo tal Lele Battista. Bella però, bella davvero...c’è anche questa cosa dell’amore come il più sacro degl'imbroglioni...no, dai, bella perdavvero.

sabato 9 febbraio 2008

Un'estate blu



Io, a 17 anni, ho preso il coraggio a due mani e sono salito su di una corriera blu che mi ha portato in costa azzurra. E su questa corriera c’erano un sacco di altri ragazzi e ragazze che venivano con me in costa azzurra, pieni di sogni e di speranze. Che il nostro era un viaggio speranzoso lo sapevano tutti; perché noi si doveva imparare il francese così bene da lasciare tutto il mondo a bocca aperta una volta tornati a casa. Lasciare davvero tutti di sasso per i progressi fatti in quelle tre settimane in costa azzurra che se, poi, ci andava, noi, si poteva tranquillamente abbandonare la nostra vita in Italia e trasferirci in Francia da quanto bene il francese sarebbe uscito dalle nostre bocche.
E in quell’estate passata in Francia ad imparare la lingua, una famiglia francese mi ha ospitato nella loro casa francese che, oltre me e il mio amico, conteneva anche la loro figlia francese e un altro ragazzo svizzero. E, una volta, la figlia francese aveva appena fatto la doccia e tra una cosa e l’altra ha perso l’asciugamano che è finito tranquillamente per terra. Così io, che ero appoggiato allo stipite, e il mio amico che era seduto nella poltrona a guardare la tivù, siamo rimasti di gesso con le bocche aperte. Per farvi capire bene...eravamo proprio paralizzati nel vedere tutta quella quantità di bellezza francese in versione originale, cioè, proprio genuina. La figlia francese ha aspettato un pò per vedere se ci finiva la paralisi poi è scappata via con una gran scena drammatica, come se fosse morto l’unico amore della sua vita. La sera, a tavola, non avevo il coraggio di guardarla in faccia, ma al massimo le guardavo le caviglie sotto il tavolo. Per dire la mia natura codarda.
E in spiaggia, il pomeriggio dopo la scuola, le ragazze del nostro gruppo si erano scelte dei fidanzati provvisori francesi, che in realtà erano dei ragazzi africani di colore. E questi ragazzi africani, che erano tipo dei bagnini e degli animatori, avevano dei fisici migliori dei nostri che, in verità, eravamo un pò smunti. Per questo le ragazze sceglievano loro e ci passavano tutto il pomeriggio baciandosi nella bocca. L’unico che si salvava tra i ragazzi normali ero io che avevo questa gran bellezza interiore che però si vedeva anche dall’esterno; e allora, così, mi son salvato.
Comunque la cosa più impressionante di quell’estate francese era il blu che riempiva le cose. L’orizzonte era blu, il mare era blu e tu, dopo due passi fatti in questo mare, sprofondavi subito e non come nel mio mare che devi fare dei chilometri prima di sprofondare. Le signore di Nizza erano blu, quelle di Cannes erano blu, le bancarelle blu, le arance blu, i traghetti blu, la baguette spalmata di patè, che la mamma francese mi dava alla mattina come pranzo al sacco, era blu. E visto che di mangiare del fegato malato non mi andava, appena uscivo dalla casa francese che ci ospitava, lo buttavo nel cestino che anch’esso era blu.
Poi, verso l’ultima settimana, mi sono tolto gli occhiali con le lenti azzurrate e il mondo è tornato normale. Ma ormai la mia anima era blu.

lunedì 4 febbraio 2008

Big in Giapan



Questo è un appello alle persone un pò tristi, che ora respirano nell’acqua ma tra un pò potrebbero respirare nell’aria. Io ed Alabama vi diamo la possibilità di girare la testa e di respirare finalmente come si deve, regalandovi l’occasione di iscrivervi alla prima banda Yakuza italiana su suolo giapponese, con tanto di katana e tatuaggio compresi nel prezzo. E’ che se avete una vita vuota noi ve la riempiamo con degli ideali, tipo la fedeltà ai capi (che saremmo io ed Alabama), e se invece avete una vita piena noi ve la svuotiamo dalle cose inutili, e quindi ci guadagnate sempre e comunque. Se di preciso non lo sapete, una banda yakuza, è tipo un clan mafioso ma con molti più ideali e saké.
Adesso mi faccio tatuare dei serpenti nella schiena per fare vedere che sono un duro e che nel momento del bisogno posso fare delle mosse mortali con le mani. E Alabama, forse, si fa fare dei gran buchi nelle orecchie, che voi non lo sapete ma da quando è in Giappone è parecchio trasgressiva. Poi andiamo in giro per le strade del nostro territorio e chiediamo i soldi alla gente. E se loro non ce li danno noi li picchiamo perchè non possiamo farci calpestare i piedi da della gente normale. Accettiamo degli yen, degli euro, dei rubli, e dei soldi cinesi. I dollari e gli altri soldi no perchè sono in caduta libera. Quelli nella foto sono i primi iscritti, quindi occhio (sembrano giapponesi ma son dei triveneti trapiantati).
Ognuno di noi ha una parte bianca e una nera, un lato a e un lato b. Adesso è quel tempo (qui mi rifaccio a footloose...se qualcuno non capisce poi glielo spiego a parte). E’ il tempo di essere cattivi. E io sarò uno Yakuza. Sarò un Big in Giapan.
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p.s.
Baol, te ci vieni? E' per la storia del lato oscuro della Forza...

La considerazione delle donne



Su internet c'è scritto che le donne si darebbero a Bruno Vespa senza pensiero pur di comparire alla tivù.

E io che avevo un'alta considerazione delle donne...