Adesso devo scrivere un post sull’aborto perchè mi han detto di scriverlo e perchè voglio scriverlo, ma parlare di aborto è una cosa così difficile che mi fa sudare. Io, le mie più grandi esperienze le ho vissute quand’ero piccolo e una volta ch’ero in montagna c’era una donna che aveva già quattro figli, che almeno due erano miei amici, e stava per avere il quinto figlio. E a me quella cosa del quinto figlio, che stava chiuso in una pancia che aveva già ospitato quattro figli, mi pareva un mistero così grande che quando mi dicevano di toccare la pancia per sentire i calci io non la toccavo perchè mi faceva una paura misteriosa. E quel mistero della vita nella pancia, per come la intendo io, è una giurisdizione che spetta solo alle donne, che quella cosa poderosa della maternità solo loro possono sapere che cos’è. E se in un dato momento della loro vita vivono un dolore talmente grande e una sofferenza talmente grande da arrivare a dire che Questo bambino che ho nella pancia io adesso, in questo momento della mia vita, decido di non averlo...bene, se loro arrivano a dire questo, nessuno ci può mettere bocca, ma proprio nessuno. E quella gente che son uomini, e quella gente che son gente di chiesa devono parlare di altro e non di questo. Che loro saranno anche dei professionisti del mistero della fede ma per quanto riguarda il mistero dei bambini nella pancia e di quel legame ultraterreno che nasce tra una madre e un figlio, loro non possono riempirsi la bocca di ipocrisia. Che, fino a prova contraria, il mistero dei bambini nella pancia è piantato nella terra per quanto è reale, mentre il mistero contenuto nella professione di fede è più piantato nell’aria. E uno stato che sia uno stato e non la controfigura di uno stato deve difendere le proprie donne che sono la cosa più bella e misteriosa che ha. E così facendo difenderà anche i suoi bambini. E quindi 194 è un numero di civiltà e rispetto.
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