martedì 30 ottobre 2007

Kabafrenia

Senti Juliette, lo so che...ognuno la sua indipendenza, lasciami i miei spazi che altrimenti soffoco...ma voglio dire...si costruisce qualcosa insieme...giorno per giorno, fragile come la carta di riso...e dico io, lottiamo per questo qualcosa...no?
E invece sfoglio i giornali e vengo a sapere che ti pubblicano nuda su playboy, che lo so pure che coi vestiti, su playboy, non ti ci mettono...ma voglio dire...parlarne, discuterne prima...ma ti par bello?

domenica 28 ottobre 2007

Cameron, House e Dio

Interno giorno, studio di House.
Cameron cerca di ringraziare House per aver salvato lei e il biondino dal licenziamento, ma House non si fa ringraziare...

Cameron: “Sai perchè la gente prega Dio?”
Dr. House: “Non ti sapevo credente”
Cameron: “Non lo sono”
Dr. House: “Allora sarà bene che spari qualcosa di forte...”
Cameron: “Tu credi che lo preghino per fargli sapere quanto è grandioso?...Dio lo sa già questo...”
Dr. House: “Dì un pò...tu mi paragoni a Dio? Ti ringrazio, ma non sono ancora riuscito a creare un albero”

sabato 20 ottobre 2007

Sexy boy

Io, una volta, ho visto il capitano della mia squadra di pallacanestro fare la lapdance mentre cantava sexy boy. Avevamo vinto la partita e allora, siccome si era contenti, ci si prendeva a frustate con gli asciugamani e ci si dava di ciabatte nella schiena. E queste cose non ci riusciva di farle in silenzio, e così è venuto il custode della palestra, e ci ha detto di vergognarci e di fare in fretta, che lui voleva chiudere e andare a dormire. E quando ha chiuso la porta per tornarsene da dov’era venuto abbiamo visto che li dietro c’era un gruppetto di ragazze che aspettavano qualcuno, e allora noi abbiamo urlato e ostentato in pose plastiche per farle imbarazzare, ma nessuna di loro si è imbarazzata nemmeno un pochino. Anzi, adesso che ci penso, ci indicavano e ridevano. E allora il nostro capitano che riusciva sempre a traghettarci fuori dai momenti critici, ha cominciato a pensare e dopo dieci minuti si è infilato un paio di mutande blu elettrico e ha ordinato di spalancare la porta. E appena la porta è stata aperta lui ha cominciato a dimenarsi attorno ad un paletto di ferro che sosteneva delle mensole, che poi il motivetto che cantava era appunto sexy boy. E probabilmente quello è stato il momento di più alto rispetto nei confronti del nostro capitano, che tutti si aveva gli occhi lucidi per il fatto che lui si era sacrificato per difendere il nostro onore. E non vorrei montare troppo questo fatto, ma se la mente non m’inganna, ad un dato momento Pide, che era il nostro pivot, è salito sulla panca e ha urlato: “Capitano, mio capitano!”, e mentre urlava, Pide, aveva le lacrime agli occhi; e giuro che quella è stata la prima e ultima volta che ho visto Pide piangere. E dopo Pide, uno alla volta, siamo saliti sulla panca e abbiamo reso omaggio al nostro leggendario capitano urlando: “Capitano, mio capitano!”. Che quando è entrato il nostro allenatore la prima cosa che ha detto è stata: “Siete proprio dei deficienti”, ma vedendo nei nostri occhi la commozione e l’orgoglio ritrovato e sentendo nell’aria che non eravamo mai stati così uniti, non ha potuto fare a meno di allungare il suo pugno in mezzo alla stanza. E allora io ho messo il mio pugno sopra quello dell’allenatore, Pide il suo sopra il mio, il capitano il suo sopra quello di Pide e quando tutti i pugni erano disposti abbiamo urlato il grido di battaglia di cui ci si vergognava tanto: “Siamo forti e vinceremo!”. Che quella del sexy boy sono le serate che non si dimenticano, sono il cemento per fare le case.

lunedì 15 ottobre 2007

Le mosche della frutta

Ieri non avevo pensieri e così ho guardato America oggi. E America oggi è pieno di elicotteri che volano sopra la città di Los Angeles, dentro la città di Los Angeles, dentro quella città con nugoli di mosche della frutta in ogni angolo, che nel film non si vedono ma che in realtà ci sono. Che io non ho capito perché questa mosca della frutta sia così pericolosa, ma lì in quella città si davano un bel daffare con gli elicotteri per sterminare più insetti possibile, che la stessa gente di Los Angeles aveva una paura fottu*a di prendersi qualche tumore, a forza di veleni sparsi nell’aria . E io lo sentivo dalla mia poltrona, ancora adesso sento l’odore della frutta marcia, della frutta forata dalle mosche. Che poi la frutta, lì nel foro, imputridisce, diventa collosa, schifosa...non serve più a nessuno, la butti nei maceri e l’aria diventa schiava di una pestilenza. E quando passi con la macchina non puoi fare a meno di chiudere il finestrino, di metterti una mano davanti al naso e alla bocca...e, anche se è caldo da morire e quel finestrino chiuso lo sfonderesti a testate, non puoi. Non puoi perchè quell’odore pestilenziale è la cosa più vicino alla morte che tu possa immaginare. E America Oggi è pieno di una normalità selvaggia, una normalità orrenda che lì in quel paese è all’ordine del giorno e se adesso saltano fuori delle persone che lì ci vivono e mi dicono che no, che gli Stati Uniti sono un grande paese delle opportunità e della libertà io non ci credo, e quindi risparmiatevi pure la fatica che io sono uno ottuso da spavento, che, se te gli dici una cosa che non gli va, si tappa le orecchie e fa nananananananana come fanno i bambini. E io un film dell’orrore come America Oggi non l’avevo ancora visto e ci sono rimasto di pietra. Che del sangue di un braccio tagliato o di un tizio truccato da vampiro io non ho paura, ma di una realtà verosimile dove la disperazione e la follia galleggiano a mezz’aria sì; sì, sì una realtà così non mi fa dormire la notte, mi fa stare sveglio come le civette di notte e i cani di giorno. E io se non dormo di notte divento intrattabile, faccio la fine dell’Uomo senza sonno che diventa magro, scavato, allucinato; ma io quella fine non la voglio fare, non voglio e non devo pensare, che poi il film di Altman è del ’93, e uno potrebbe dire che forse oggi non è più così, che magari oggi la gente non impazzisce di fronte alla quotidianità, che magari la normalità è diventata più normale di dieci anni fa...


E allora c’è questa madre nella Città degli Angeli, questa madre che ha vicino il suo bambino e lei e il bambino sono seduti sul divano; e c’è il marito appoggiato allo stipite, che mangia una roba piena di salse schifose. E la madre parla al telefono e dice sconcerie; che lei ha le tal misure, che lei ha i capelli biondi, che lei fa di tutto, qualsiasi cosa chiedi, lei fa.
E da ordini, e ne riceve, che per lei fare la padrona, o la schiava, o la bambina di quattro anni, non fa differenza. E quattro anni è l’età di sua figlia. E allora il marito la guarda, e nella faccia del marito nasce la follia. Dietro la pelle del marito si intravede il feto della follia, e muove le braccine e muove le gambine...
E io quando penso a Los Angeles penso a Lauren Bacall, e guardo se almeno una delle donne di Los Angeles ha gli occhi di Lauren Bacall. Ma niente, quello sguardo non c’è più. E allora divento un pò così, diciamo un pò amareggiato, perché La città degli Angeli che io amo è quella dei film di Hollywood a cavallo della guerra, quella in cui Bogart faceva il detective e alle donne al massimo rifilava uno schiaffo. Ed è anche quella che James Ellroy ha infilato di forza nei suoi romanzi, che io di romanzi noir non ne amo tanti, ma se leggo L.A. Confidential o Dalia nera è tutta un’altra roba; che io amo così tanto Ellroy che se dovessi prendere qualcosa per tirarmi su, penserei subito alle pasticche di benzedrina; che poi cosa sia la benzedrina non lo so mica di preciso, credo un derivato dell’anfetamina o roba del genere. E la Los Angeles violenta di James Ellroy fa tenerezza al cospetto dell’America Oggi di Altman.
E in questa America di oggi c’è un uomo ricco che parla al suo operaio povero: “Ehy Jerry, come va la guerra?” “Vincono i cattivi signore”; e c’è una figlia che chiede alla madre e la madre risponde: ”Parlami ancora di papà” “Non c’è un granchè d’aggiungere...bambina...era un testadicazzo. Inizio e fine della storia”; e c’è una moglie nuda che dice al marito nudo: “Mi fai sempre felice”; e un bambino al padre in un momento di felicità: “Papà, perchè non compriamo una scimmia?”. E intanto le mosche della frutta continuano a volare su Los Angeles, in mezzo agli angeli, e tutto diventa vischioso; e anche gli elicotteri volano, e tutto diventa scivoloso.


E ad un certo punto compare Jack Lemmon, smarrito nella Los Angeles di oggi e con una coppola bianca a righine azzurre sulla testa. Che nel ’93 Walter Matthau era ancora vivo, e Jack Lemmon un pò meno solo. E poi compare una cantante jazz, che ha i capelli rossi e una figlia che suona il violoncello e lo stringe tra le gambe. Che quel violoncello più che un suo amante, sembra suo figlio. La cantante coi capelli rossi è stanca e beve e ha una voce sofferente, con le corde vocali imbevute di disincantata tristezza. E c’è una pittrice che si macchia la gonna e se la sfila e sotto non porta la biancheria. E tutta questa gente è fantasmi tra le mosche.
Metto in pausa perchè America Oggi dura tre ore. Vado a bere un bicchiere d’acqua e accendo la tivù; e in tivù c’è un altro film di Altman, I Protagonisti, e anche qui c’è un attore che di là fa il poliziotto, e una pittrice, ma non so se questa, la biancheria, la indossi o no. E non faccio a tempo a riavviare il film che La città degli Angeli viene scrollata da un terremoto, non il terremoto che tutti aspettano ma non vogliono, quello che staccherà la faglia di S. Andreas dal continente e ucciderà Los Angeles; è un terremoto più piccolo che non spaventa le mosche. Ma per servire, serve...accelera le situazioni e conclude le storie.
C’è un uomo, truccato da pagliaccio; stringe un palloncino tra le dita. L’uomo spalanca la bocca e dal palloncino fa uscire dell’aria. Si sente uno stridio, fastidioso, pare che urli.

mercoledì 10 ottobre 2007

La mia speciale k

"Gli disse portami domani,
tralalalalla tralallaleru
gli disse portami domani
il cuore di tua madre per i miei cani.

Lui dalla madre andò e l'uccise,
tralalalalla tralallaleru
dal petto il cuore le strappò
e dal suo amore ritornò"


Io, se c’é una cosa che son bravo a fare, é tenermi lontano dagli affari di cuore. Mi hanno insegnato a portargli rispetto perché io c’ho il cuore caduco e se ci presti orecchio si sente che é labile alle alterazioni. E quando le ossa te le frantumi una, due...anche tre volte, poi impari a rispettare il cuore. Che quello é un aggeggio delicato, che non é come gli affari meccanici che smonti, rimonti e poi ti rimane sempre un bullone in mano. E io ho visto persone che venivano da me con un buco al posto del cuore, che adesso il sangue lo spingeva l’amore anziché il cuore. Che poi sta cosa dell’amore é un pò come la k speciale dei placebo, che per chi non lo sa, é la k di ketamina...ed é una roba...tipo...non cocaina, ma l’effetto é quello di una fiala d’amore in vena. E io con le droghe speciali che ti fanno sballare il cuore ho chiuso.


"Gli disse amor se mi vuoi bene,
tralalalalla tralallaleru
gli disse amor se mi vuoi bene,
tagliati dei polsi le quattro vene.

Le vene ai polsi lui si tagliò,
tralalalalla tralallaleru
e come il sangue ne sgorgò,
correndo come un pazzo da lei tornò"


Che di finire come il mio amico, piuttosto giù da un ponte. Giù a piombo da un ponte...secco senza pensarci. Che questo mio amico era uno in gamba, pieno di cose belle a cui ispirarsi...uno, che noi due di ideali se ne é condivisi...che noi due di comandamenti* se ne é infranti...uno che a dire una bestemmia faceva conto di ridere...e, insomma, sto qui lo incontro in una strada di Ravenna ed é a braccetto della monaca di Monza o di una che le somiglia, trascinato come neanch’io trascino il mio cane; e soprattutto, appeso al collo, ha un crocifisso...così accecante che attira le falene della provincia e le zanzare della regione; che non é per il crocefisso in se stesso...é per il crocefisso su di lui. E se adesso le mie forze le spreco é per trovare un’alternativa...la mia speciale k...che di morire ridendo forte a me, per ora, non va...


"Gli disse lei ridendo forte,
tralalalalla tralallaleru
gli disse lei ridendo forte,
l'ultima tua prova sarà la morte.

E mentre il sangue lento usciva,
e ormai cambiava il suo colore,
la vanità fredda gioiva,
un uomo s'era ucciso per il suo amore"



*li ha infranti più lui che io, e di bestemmie non ne dico

giovedì 4 ottobre 2007

Free Burma!

Free Burma!

Le camicie a quadroni

Io di mia sorella ho una stima che voi non potete capire...e mi sa che un pò mi stimi anche lei. E se io vado a casa sua e la scopro che guarda in tv una serie televisiva lei si vergogna, e se lei becca me, io mi vergogno. Che quando eravamo ragazzini facevamo finta di essere intellettuali e c’era un tacito accordo, tipo il silenzio assenso che te, se volevi, potevi guardare le serie tv che ti piacevano però senza farti scoprire...e allora, quando si abitava ancora insieme, la becco che stava guardando un telefilm nuovo e diventa rossa come un pomodoro di Pachino; che io mi metto lì vicino a lei per farla sentire ancora più in vergogna...solo che dopo un pò mi scappa un sorriso, e anche mia sorella ride e subito dopo scioglie la vergogna. Che da quel giorno lì io e mia sorella non si perde una puntata di quella serie tv, che quella serie tv non é altri che Una mamma per amica. E anche se non si abita più insieme noi, appena Una mamma per amica finisce, ci telefoniamo e lei mi dice le sue impressioni e io le dico le mie. Che poi Lorelai é la mamma e Rory é la figlia. E loro due abitano a StarsHollow...e Rory é la regina di StarsHollow, perché é una ragazza perfetta, che tutte le mamme vorrebbero darla in sposa ai loro figli...é innamorata di un biondino smilzo talmente insulso che sarebbe da prendere a pedate in faccia...e per dire quanto é stupido nell’ultima puntata le ha regalato un razzo. Che il vantaggio di sto biondino é che é uno della stirpe degli SpritzBerger o qualcosa del genere...e sta stirpe ha talmente tanti soldi che finanzia l’università in cui studia il biondino che in effetti fa di tutto fuorché studiare. Io porto Rory sul palmo della mano, che tutte le mogli dovrebbero essere come lei, ma Amaracchia dice che é una culona e una ragazza gne gne. In effetti un pò gne gne lo é ed é pure di costumi abbastanza lenti. Che il biondino mica é il primo ragazzo che ha avuto tra le mani. Tra gli altri c’é stato un morettino che secondo me era piuttosto in gamba. Leggeva Dylan Thomas, portava il giubbino come Fonzie ed aveva il piglio di James Dean. Si chiamava Jess e per Rory ha sofferto un casino, solo che non riusciva a soddisfare le esose richieste della principessina di StarsHollow...e quindi tanti saluti. Che a dirla tutta, tale madre tale figlia...perché Lorelai, ha divorziato da un tipo che poi era il padre di Rory; e nel frattempo ha frequentato un pò di gente...poi in ultimo si era messa con Luke, che gestisce la tavola calda di sta cittadina in cui abita tutta sta gente. Capiamoci, Lorelai é davvero una bella donna ed é pure in gamba, solo che ogni tanto la testa le parte per la tangente e fa cose di cui poi si pente. E che Luke sia l’uomo da sposare lo si vede lontano un chilometro, e la dice pure Amaracchia sta cosa...porta le camicie a quadroni come non se ne vedono più e per di più é pure il re del bricolage. Che se vi succede un guaio a casa telefonate a Luke che viene con la sua cassetta degli attrezzi e vi sistema tutto. Beh, insomma, dopo che Luke e Lorelai c’han messo dieci puntate a pianificare tutto il loro futuro...se ne salta fuori sta qua da cui la serie prende il titolo e fa al povero Luke:”Sono stata a letto con Cristopher” che a Luke ormai pigliava un colpo. Ma io dico...son cose da farsi?


dedicato ad Amaracchia

mercoledì 3 ottobre 2007

Il silenzio sul mare

Ero in macchina e tornavo a casa; ho visto il mare e c'era caos e tanto rumore. E tanto sole.
E ho pensato di condividere questo film semplicemente straordinario:


Il silenzio sul mare - T. Kitano






p.s.
se riuscite a procurarvelo e non avete il cuore di pietra mi ringrazierete

In un cortile, a Milano

Io le cose strane non le sopporto. Che non é che proprio non le sopporto, solo che devo impegnarci su la mente troppo tempo per capirle. E poi non sono veramente mai sicuro di averle capite per quello che sono. E’ che con le stramberie ci cincischio troppo e poi m’incarto. Cioé sono i miei pensieri che s’incartano. E siccome poi é impossibile scartarli una volta incartati, li devo buttare via. E per me Milano é una stramberia, andare di domenica a Milano é una stramberia. Che la gente non l’ha mai voluto capire, che poi la gente a volte é strana...e mi fa incartare i pensieri. E poi li devo buttare...pagine e pagine di pensieri al macero. Colpa della gente , mica mia.
“Che te Milano non l’hai mica mai vista”, ogni volta così, così mi fa la gente...ma io che son furbo sto zitto, che se no é come offrirgli l’appiglio su un piatto d’argento. Ma io di appigli non ne do, che sono liscio come il ghiaccio se voglio, io se voglio essere liscio non scherzo...che di scabrosità non me ne trovi addosso neppure una, io, se voglio.


Solo che la scorsa settimana mi fanno: “Che te Milano non l’hai mica mai vista”, ma lo dicono strano...e io un secondo dopo mi sono sentito addosso l’odore della paura, che avevo già capito tutto. Che infatti domenica mattina ero in viaggio verso Milano. E quella macchina era come il furgone della dhl, solo che il pacco ero io... che su quella macchina mi ci avevano caricato di forza. Nemmeno la mia bici mi han fatto salutare. Bastar*i. Non si toccano gli affetti. E allora questi qua cercavano di coinvolgermi nei discorsi e ridevano anche quando non era il caso. E ogni due minuti facevano:”Guarda! ma vè...”; e indicavano delle cose che stavano fuori dalla macchina per farle vedere anche a me e per tirarmi su l’umore. Che ne so, magari indicavano un pony, o una nuvola, o un copertone di camion al bordo dell’autostrada. Hanno indicato anche un camionista che pisciava contro il cemento del cavalcavia. Ma io niente, nemmeno una soddisfazione gli ho dato. Son rimasto in macchina anche quando si son fermati all’autogrill, e dire che mi scappava forte. E poi il muso, dovevate vedere il muso che tenevo. Che non é che me lo son visto. Ma se di una cosa son certo era sulla tristezza che infondeva quel muso. Tenevo il muso e guardavo fuori dal finestrino. Solo quello ho fatto, che secondo me a metà strada gli é passato per la testa che, forse, era il caso di riportarmi a casa dalla mia bici.
Che poi in realtà una volta sono intervenuto; é che ascoltavano musica troppo fashion...e si sa che la musica fashion scava buchi nelle superfici lisce...e così l’appiglio l’hanno trovato. E quando gli ho fatto:”Potete cavare sta roba?”, a loro non pareva vero, e hanno cominciato a sorridere e si davano di gomito come fanno i bambini. Allora mi hanno dato i cd in mano e tra la schifezza ho scelto un cd degli anni 80, che a me gli anni 80 stan simpatici. E poi in quel cd c’era Duel dei Propaganda, che Duel sta attaccata a Milano come le calamite ai frigoriferi. [continua....forse]

martedì 2 ottobre 2007

Don Chisciotte

Alice, n'do stai? Sto ascoltando Guccini...e, già, ha cominciato a scavare. Scava sotto, che tra poco poggerò sul nulla...ma a te che importa?



[ Don Chisciotte ]

Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;
proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto
d'uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto:
vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
l'ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso,
e a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello,
ma un rifiuto non l'accetto, forza sellami il cavallo !
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...

[ Sancho Panza ]

Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore,
contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore...
E' la più triste figura che sia apparsa sulla Terra,
cavalier senza paura di una solitaria guerra
cominciata per amore di una donna conosciuta
dentro a una locanda a ore dove fa la prostituta,
ma credendo di aver visto una vera principessa,
lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa.
E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini...
E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:
io che sono più realista mi accontento di un castello.
Mi farà Governatore e avrò terre in abbondanza,
quant'è vero che anch'io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza...

[ Don Chisciotte ]

Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora,
solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora:
per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri !
L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo,
ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fà d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...

[ Sancho Panza ]

A proposito di questo farsi d'ombra delle cose,
l'altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese
le ha attaccate come fossero un esercito di Mori,
ma che alla fine ci mordessero oltre i cani anche i pastori
era chiaro come il giorno, non è vero, mio Signore ?
Io sarò un codardo e dormo, ma non sono un traditore,
credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane
il solo metro che possiedo, com'è vero... che ora ho fame !

[ Don Chisciotte ]

Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch'io un realista,
ma ormai oggi me ne frego e, anche se ho una buona vista,
l'apparenza delle cose come vedi non m'inganna,
preferisco le sorprese di quest'anima tiranna
che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.
Prima d'oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire...

[ Sancho Panza ]

Mio Signore, io purtoppo sono un povero ignorante
e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente,
ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia,
riusciremo noi da soli a riportare la giustizia ?
In un mondo dove il male è di casa e ha vinto sempre,
dove regna il "capitale", oggi più spietatamente,
riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero
al "potere" dare scacco e salvare il mondo intero ?

[ Don Chisciotte ]

Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro ?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà ?

[ Insieme ]

Il "potere" è l'immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte:
siamo i "Grandi della Mancha",
Sancho Panza... e Don Chisciotte !



Che canzone, e che libro...un'estate c'ho passato.